L'arte sacra come tradizione e cultura
Dopo la bella serata del 5 ottobre 2024, durante la quale abbiamo avuto la gioia di ritrovare la nostra chiesa a festa per la solenne inaugurazione e benedizione della volta della chiesa dopo la messa in sicurezza, è venuta spontanea una riflessione. Quanto del patrimonio artistico e culturale della nostra comunità conosciamo? Siamo capaci di mantenerlo bello? Pubblichiamo, di seguito l'articolo di una nostra parrocchiana, Andreina, che ha voluto cosi riassumere il pensiero emerso anche durante la conferenza di presentazione dei lavori.
In tante parti del mondo i popoli hanno manifestato la loro fede religiosa con la costruzione di luoghi dedicati al culto delle loro divinità. Tra i paesi di fede cristiana l’Italia è senza dubbio il paese in cui i luoghi di culto, che noi chiamiamo chiese, sono più numerosi. Inoltre in Italia essi sono anche testimonianza della ricca varietà di stili d’arte che qui si sono succeduti nei secoli.
Numerose opere d’arte, statue, dipinti, affreschi ornano chiese che sono eccellenze architettoniche. Anche le piccole chiese di paesini di campagna mostrano la ricerca del bello e del prezioso, pur entro le modeste possibilità economiche delle genti che le hanno volute: per esempio, dove non era sostenibile il costo per l’acquisto e la lavorazione di brecce marmoree per l’altare, le colonne e le lesene, l’opera di abili coloritori imitava i marmi tanto efficacemente da dare all’interno una certa atmosfera di solennità. Vi si trovano anche dipinti, talvolta un po’ ingenui, che però parlano della fede semplice eppure salda dei fedeli.
Passando a parlare delle chiese che custodiscono opere d’arte uniche e preziose, non si può non considerare quale grande responsabilità ci deriva dall’essere eredi, noi italiani, di tanta bellezza. Molti capolavori architettonici e figurativi sono frutto non solo dell’intento di onorare il Signore con l’opera degli artisti più famosi di quell’epoca, ma nascono anche dal desiderio di committenti facoltosi di perpetuare la propria memoria attraverso quelle committenze. Sta di fatto che comunque oggi noi abbiamo un patrimonio inestimabile, ma oneroso da mantenere.
La partecipazione alla festa per le opere d’arte restaurate nella mia Parrocchia, San Martino d’Albaro in Genova, mi ha portato a queste riflessioni. Esse sono nate dalle relazioni di chi ha operato il restauro: gran parte del lavoro, e dell’onere finanziario, è derivato dalla necessità di mettere in sicurezza lo spazio tra il tetto e la volta, per salvaguardare la stabilità di quest’ultima.Consolidare gli edifici nati per il culto e riportare all’originale bellezza le opere d’arte che vi sono accolte è una doverosa custodia delle ricchezze ereditate, che sono di tutti, perché tutti possono ammirarle e goderne la bellezza, anche i non credenti. Per i credenti poi si aggiunge il dovere di rispettare la fatica, l’impegno ed anche il sacrificio economico di chi ha voluto esprimere il suo amore per Dio contribuendo all’abbellimento della propria chiesa.