Catechesi di P. Serafino Tognetti
Come è possibile pregare sempre?
La Comunità dei Figli di Dio (CFD) è una Associazione pubblica di fedeli fondata da don Divo Barsotti (25.04.1914 - 15.02.2006) nel 1949 con l’intento di essere, per ciascuno dei suoi membri, “la scuola dell’amore, la scuola della preghiera, la scuola del servizio.” Dal 1984, anno del suo riconoscimento canonico da parte del vescovo di Firenze, vi aderiscono tutti coloro che desiderano vivere nel mondo la spiritualità monastica nello studio della Parola di Dio, nella preghiera personale e liturgica, nei momenti di vita comunitaria (gruppi di incontro settimanale, adunanze mensili, ritiri annuali). Questa grande famiglia, composta di circa 2300 aderenti sparsi, oltre che per l’Italia, in varie parti del mondo (Gran Bretagna, Africa, America latina, Stati Uniti e Canada, Asia e Oceania) è strutturata in quattro rami. Al primo appartengono i laici, sposati o non sposati, che, dopo un cammino di aspirantato, si consacrano a Dio e si affidano alla Vergine Madre. Al secondo ramo le persone coniugate che, professando i voti di povertà, castità coniugale e obbedienza, intendono vivere in modo più radicale i consigli evangelici. Al terzo chi fa del suo stato verginale una donazione a Dio e alla Comunità scegliendo la castità piena e professando i voti continuando a vivere nel mondo. Infine entrano nel quarto ramo coloro che decidono di fare della vita monastica vera e propria il loro status di vita. Il che comporta l’ingresso nelle case di vita comune (formate da tre, quattro o cinque monaci o monache) e lo svolgimento di lavori manuali, lo studio, la preghiera.
Come in tutte le comunità religiose vi è un superiore che viene coadiuvato da laici consacrati e sono previsti, per il governo, organismi collegiali. Il fondatore, che in vita ha tenuto innumerevoli conferenze, omelie, ritiri, etc. è uno tra gli autori più prolifici di mistica e spiritualità cristiana ed è ora Servo di Dio, essendosi aperta la causa di beatificazione nel settembre del 2021. I sacerdoti del quarto ramo (ci sono quattro case in Italia e una in Australia, mentre le case femminili sono tre) hanno il mandato di visitare una o due volte l’anno le varie comunità locali. Quest’anno, a visitare la delegazione genovese (non ancora così numerosa da essere chiamata famiglia), è stato mandato P. Serafino Tognetti il quale, negli anni ottanta, fu tra i primi discepoli di Don Divo Barsotti. Grazie soprattutto a Serafino, bolognese, il nostro Fondatore ha potuto riprendere un originario progetto di vita comune e realizzarlo in modo definitivo partendo da Casa San Sergio a Settignano. In previsione della visita di P. Serafino, abbiamo così chiesto a don Germano, che ne apprezza le doti di oratore, di poterlo ospitare in parrocchia per una catechesi dal titolo “E’ possibile pregare sempre?” L’incontro con la comunità parrocchiale, e con tante altre persone venute anche da fuori Genova per ascoltarlo, si è svolto sabato 20 aprile 2024. Alla catechesi ha fatto seguito la S. Messa solenne celebrata dallo stesso P. Serafino il quale è rimasto molto contento della cura liturgica apprestata (da Sergio, nostro impeccabile “cerimoniere”), dei canti e della devota partecipazione dell’assemblea. P. Serafino ha parlato per circa un’ora partendo dal comando scritturale di pregare sempre senza stancarsi mai e senza interruzioni (San Paolo ai Tessalonicesi, parabola lucana della vedova e del giudice iniquo). Ed ha subito chiarito che questo comando, preso alla lettera, è di fatto impossibile da realizzare. Ma pregare sempre, tuttavia, non significa recitare preghiere in continuazione, ma raggiungere uno stato di continua unione con Dio tanto da far divenire la nostra stessa vita una preghiera, così come accaduto per San Francesco. In questo modo, poiché tutte le azioni conformi alla volontà di Dio sono preghiera, noi stessi possiamo diventare preghiera. E per diventare preghiera, ha continuato P. Serafino, è necessario divenire umili, sull’esempio del pubblicano che prega Dio di avere pietà di lui. Diversamente, il fariseo che prega per mettersi in mostra, non sta pregando ma adulando se stesso. E l’umile è colui che si svuota del proprio Io per fare spazio a Dio e in questo consiste la “purezza del cuore”. P. Serafino suggerisce quindi di prendere a modello i santi più umili. Questi non sono modelli inarrivabili, ma alla nostra portata, perché, come noi, sono stati peccatori... e ha fatto qualche esempio partendo da Maria di Magdala, perdonata da Gesù stesso (e qui P. Serafino ha citato la Santa del 1440 Camilla Battista da Varano autrice dello scritto “I dolori mentali di Gesù”), passando per San Francesco che si considerava peggio di Lucifero per il peso dei peccati, fino ad arrivare a San Filippo Neri il quale diceva “Signore, non fidarti di me!” e a Serafino di Sarov. La catechesi è proseguita con la presentazione di due forme di preghiera: la preghiera di adorazione, cioè l’”estensione” del mistero di Cristo nella vita di ogni giorno attraverso quel “canale di grazia” di cui Gesù ha parlato alla Serva di Dio Maria Costanza Zauli (fondatrice delle Ancelle Adoratrici del Santissimo Sacramento di Bologna); questa forma di preghiera altro non è che l’esercizio della Divina Presenza nella vita di ciascuno; e la preghiera di richiesta tramite la quale noi domandiamo a Dio tutto, perché di tutto abbiamo bisogno, specialmente dello Spirito, la cui invocazione viene esaudita “in un millesimo di secondo”. Insomma, una catechesi intensa che, oltre ad averci a tratti anche divertito, ci ha insegnato come lo stesso esercizio della carità, simboleggiato nell’affresco appena restaurato di San Martino utilizzato come sfondo per la locandina, sia la conseguenza pronta ed immediata della preghiera continua.