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Parrocchia San Martino d'Albaro

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storia della devozione alla

Beata Vergine Maria Addolorata
in San Martino d’Albaro

Da: “Storia della Chiesa di San Martino”;
Sac. Giuseppe Lanfranconi; pp. 117-124.

Citiamo in ultimo, per darne come merita un particolare rilievo,  la “Memoria dei dolori di Maria SS.” celebrata in ben due ricorrenze ormai tradizionali: nel Carnevale, con intenzione riparatrice e nella  terza domenica di settembre, festa liturgica della chiesa universale.  In S. Martino d’Albaro il culto della Madonna Addolorata ha una storia a sé, che segna una delle più fulgide pagine della nostra vita parrocchiale. Il piccolo sipario che ricopre la veneratissima immagine,  dono della famiglia Sauli, reca sullo sfondo ricamato di fili d’argento quattro date ricamate in oro: 1844 – 1847 – 1854 – 1857.

L’Arciprete Chiappe, nell’introduzione al suo “Libro di pietà” registra i fatti mariani, di cui fu ferventissimo promotore.

“Era il 1844 e volgevano i tristi giorni delle carnevalesche mattezze, in cui moltiplicandosi anche da una gran parte di cristiani i peccati, pur si rinnova più che mai la cagione della desolazione e degli strazi nel dolcissimo cuore di Maria, che Madre del Redentore fu fatta nostra Madre dal Figlio per noi morente sulla croce.

Dovevano i Figli ricordarsi con tenerezza e compassione dei dolori della più amorosa tra le madri, e onorarla con speciali ossequi in un tempo, in cui maggiormente le si rinnovella l’afflizione del Golgota, e riparare altresì in qualche modo le onte e gli oltraggi che si fanno alla Divina Maestà.

A tale intendimento, tuttochè in paese non si avessero a deplorare gli strepiti profani e gli altri disordini dell’epoca sempre sorgenti di dissipazione e d’immoralità, il novello pastore (D. Chiappe) diede opera a che nella chiesa parrocchiale ed all’altare ove da parecchi anni trovavasi già esposta al pubblico una cara e preziosa immagine dell’Addolorata, si celebrasse annualmente un devoto triduo con discorsi analoghi negli ultimi tre giorni di carnevale, e l’ultimo fosse più distinto come festa consacrata ai dolori della SS Vergine.

La popolazione vi corrispose con plauso e dimostrò fin d’allora un particolare gradimento di tributare alla gran Madre di Dio sotto il titolo di Addolorata generosi omaggi di profondo rispetto e venerazione. Questo però non era che un piccolo seme, il quale gettato in un buon terreno sarebbesi mirabilmente sviluppato mettendo profonde raidici.

Essendosi nel 1846 intraprese compiuta la fabbrica del necessario e desideratissimo prolungamento della nostra chiesa parrocchiale, nella domenica di Quinquagesima dell’anno seguente (1847) si ribenediceva il sacro tempio sotto gli auspici ed il patronato della Regina dei Martiri, trasportandosene al massimo altare la benedetta effigie riposta in una nuova magnifica cornice ricca di fregi e di raggi e dorata a foggia di trono. Fu quello un momento di gioia comune e di pubblica soddisfazione.

Da allora il triduo di carnevale in memoria dei dolori di Maria SS. si ritenne come principale e primaria solennità della parrocchia in maniera che oggidì sia per la sontuosità degli arredi e paramenti propri, sia per il numero dei lampadari e delle faci, sia per l’edificante affluenza del popolo sia alle varie funzioni che ai tribunali di penitenza e alla Mensa Eucaristica, non è seconda a quante ordinariamente se ne celebrano nella nostra Liguria.

Si fissò che in ogni anno a preparazione un corso di spirituali esercizi precedesse la triduana solennità e questa si chiudesse con una gran processione…

Ne Maria venne meno alla fiducia che in lei, potentissima avvocata presso il Figlio, ponevano illimitata il pastore e il gregge.

Che oltre innumerevoli grazie particolari ottenute per di Lei mezzo dai singoli, delle quali fanno fede e i molti voti ond’è attorniata l’immagine e le molte offerte per aumentarne il culto, e i tridui di ringraziamento e di ricorso, e il quotidiano supplicare dei fedeli al suo altare, altre più segnalate e dirette al bene comune attestano il presentissimo materno patrocinio di Maria Addolorata, fra cui il refrigerio durante la seconda invasione dell’asiatico morbo e il benefizio della pioggia accordata dopo tre mesi e più giorni di un’ostinata siccità.

Era il 16 aprile 1854 e celebravasi la Pasqua di Resurrezione. Perdurando il cielo di bronzo, avvizzita l’erba, illanguidita la campagna, inattivi i mulini, nacque il pensiero dell’Addolorata.

Il Rev. Arciprete indirizzandosi al popolo porse invito ad un triduo e ad una generale processione di penitenza per la prossima domenica in Albis. E si fece il triduo preparatorio in cui cominciò a rannuvolarsi e a piovigginare di tratto in tratto, e nel pomeriggio della domenica 23 aprile, quasi rasserenatosi il cielo, clero e popolo a piedi scalzi e in abiti di penitenti uscirono in compostissima fila col canto prolungato dello Stabat Mater, recandosi l’effigie dell’Addolorata per i vari quartieri del paese. Tornati alla chiesa il parroco, interprete dei sentimenti della popolazione, fece promessa dell’incoronazione della venerata immagine e di una gran festa che al cadere del decennio di questo ingrandito tempio si sarebbe celebrata.

La grazia giunse al suo colmo, poiché nei giorni immediatamente successivi non a soli spruzzi ma a larga vena cadde l’acqua implorata. I sanmartinesi colla più viva gratitudine nelle evidenti particolarità di questo avvenimento non poterono non riconoscervi un segno visibile della speciale predilezione della Vergine verso di loro ed un’arra luminosa, di protezione e ai salute.

Il consiglio di Fabbriceria formalmente adottò il suggerimento dell’Arcipretce, aggradì il piano delle opere da eseguirsi per solennizzare il meglio possibile le feste dell’Incoronazione e volle che la maggiore delle sei nuove campane si dedicasse a Maria Addolorata colle parole sovrastanti l’effigie: “posuerunt me custodem“.

Cessato il furiosissimo flagello del cholera furono rese azioni di grazie alla Madonna con magnificenza e devozione nella seconda domenica dell’ottobre, non essendovi tra i popolani chi non riconoscesse lo scampo e il refrigerio in quel lutto per il favore di lei difenditrice potente. Nel mattino, dopo la Comunione generale, l’arciprete a nome della popolazione confermò il voto emesso dallo straordinario festeggiamento per il 1857.

Approssimavasi l’epoca prefissa e i san martinesi affrettavano nell’animo loro quei santi dì,  mentre alla loro religiosa pietà non indarno si faceva ricorso per largizioni all’uopo. E perché non si potesse levar dubbio intorno alla realtà del fatto che porse occasione alle divisate feste l’Arciprete a più riprese ne interpella la popolazione, la quale sempre con uniforme risposta testificò l’accaduto e proclamò altamente sentirne grato alla Vergine dei dolori.

Nel frattempo lodati artisti si adoperarono a decorare variamente la chiesa e a restaurare a nuovo gli antichi dipinti.

Giunto finalmente il sospirato giorno d’inizio dei festeggiamenti, al lieto suono delle campane di tutte le chiese del Comune, ognuno facilmente può intendere con quale e quanta letizia fosse salutato dall’entusiasmata popolazione.

Alle 6 pomeridiane del sabato 20 giugno si cantarono i vespri nella vicina chiesa delle RR. Monache Clarisse, in cui per l’ultimazione dei lavori si celebravano da un mese gli uffizi parrocchiali, e di là processionalmente venne portato il Santissimo nella riaperta chiesa. Collo Stabat Mater in musica, con un discorso ufficiale inaugurale e d’introduzione a quella serie di sermoni da farsi mattina e sera per ben nove giorni e con 1a Benedizione Eucaristica si fece l’apertura delle straordinarie celebrazioni.

La chiesa era parata con un gusto squisito e finissimo e risplendeva per copiosissime faci. L’altar maggiore soprattutto attirava gli sguardi per uno sfarzo non mai veduto. Intanto sulla porta della chiesa si leggeva questa temporanea iscrizione:

– A Maria gran Madre di Dio –
in questo tempio ingrandito e dedorato –
pel culto de Lei Addolorata
– come principale patrona
della parrocchia voto solenne –
e primo decennale tributo di laudi e di grazie
– nel giugno 1857. –
Quando alla Vergine dei dolori ricorremmo –
con fede la Benigna ci soccorse nella siccità
e ci sorrise nel lutto.

Proteggitrice nostra perpetua.

Ma pegno della comune esultanza ed argomento dell’amore verso Maria, videsi tosto brillare dall’uno all’altro confine e nelle abitazioni del centro e in quelle al mare una così splendida e generale illuminazione che non fu vista giammai, compresi i locali dei pubblici uffizi a cura del municipio associatosi alle manifestazioni religiose;

Quelle stesse luminarie ebbero a ripetersi nella sera del 29 al chiudersi delle solennità. Che se nel corso del novendiale fu molta la frequenza ai Sacramenti e alle funzioni di chiesa, e due comunioni generali fervorosissime ebbero luogo nel mattino dell’ottavo e del nono giorno, rispetto alla forma esteriore distinte si ebbero due domeniche e la festa intermedia di S. Giovanni Battista, nelle quali una sceltissima musica accompagnò la Messa solenne e i Vespri, e chiarissimi oratori dissero l’orazione panegirica di attualità.

Oltre a ciò nella prima “infra Missam” il Rev. Mons. Domenico Gualco, prevosto dell’insigne Collegiata di N.S. delle Vigne, ex vicario generale di questa archidiocesi, previa delegazione dell’Ordinario diocesano, attorniato dal clero, dai fabbriceri e massari e da altri notabili personaggi, fra l’emozione dell’assemblea accalcatasi, colle preci di rito cinse di aurata corona la fronte della Madonna nella sua dipinta immagine di Addolorata a testimonio perenne di aversela eletta i Sanmartinesi a Signora e Patrona.

Nell’altra domenica Mons. Arcivescovo celebrava qui al mattino il S. Sacrifizio ed assisteva più tardi in abiti pontificali alla Messa cantata, col collegio dei Parroci del Vicariato; alla sera poi impartiva la Benedizione. L’Ill. Sindaco ossequiò S.E. Rev.ma, ed espresse i sentimenti della più viva compiacenza per la gioia dei suoi amministrati in occasione di questi festeggiamenti, cui contribuì grandemente a rendere più memorandi l’auspicata presenza dell’illustre metropolita.

Fu poi veramente un trionfo la processione, che nel pomeriggio del 29 suggellò quei giorni di tanta celebrità. E per il numero stragrande dei componenti la medesima, e per l’inusitata pompa, e per i diversi complessi musicali, e per il cammino percorso, e soprattutto per le dimostrazioni di un’ardente pietà e di animo grato verso la Donna dei dolori, la cui coronata effige in grembo ad un padiglione di luce era portata dal clero in atto di benedire l’ossequioso paese e di guardare vigile e sollecita la vicina città.

E’ noto infatti come in quelle ore, in cui il popolo genovese in folla reverente attorniava l’immagine dell’Addolorata e rinnovava l’omaggio dell’antica sua fedeltà, fosse stornato da un disastro imminente e non saputo, e venisser rotti e dispersi i disegni iniqui di chi voleva Genova immersa nel lutto.

E’ certo che Maria volle anche in questa insigne circostanza dar prova di contraccambiare i pietosi uffici, e ne si aveva buon augurio al vedere che uscita appena di chiesa la benedetta immagine, si copriva d’improvviso il sole di sottil nuvoletta, che senza farsi minacciosa temperava opportunamente il soverchio ardore dei suoi raggi. Tuttora è qui fra i vivi chi scorgendo appiccato il fuoco ai serici ornamenti della casa ov’era locata la sacra immagine nella piazza della Soccorsale, e coprirsi di pallore i volti dei circostanti, ricordando il miracolo della Madonna del fuoco in Forlì, senza punto scomporsi disse ad alta voce, che da questo segnale in apparenza infausto si doveva aspettare un effetto il più fausto in sostanza.

Ne è a preterirsi come segnatamente tanto nei fervorini per il ringraziamento delle Comunioni generali quanto nei discorsi delle due ultime sere, l’universo popolo a voci unanimi e ripetute riconfermò la protesta di voler consacrare in perpetuo a Maria Addolorata sé medesimo ed ogni sua pertinenza, acclamandola “Patrona Principale” della parrocchia.

Indi in poi la memoria solenne dei dolori della Beata Vergine non fu più limitata nella stagione del carnevale, ma dell’augusta Patrona si prese a celebrare con speciale distinzione quella fissata dalla liturgia della Chiesa nella terza domenica di Settembre. Disposizione così fatta appagò il fervido desiderio della popolazione e di tutti quanti devoti di N.S. Addolorata. Da Genova qua traggono a villeggiare, e soddisfece alle legittime esigenze della Congregazione dei giovinetti dell’uno e dell’altro sesso quivi istituita nel di Lei nome, cui stava a cuore onorare con particolari ossequi la singolare Proteggitrice in altra epoca”.

Oggi questa solenne ricorrenza segna ufficialmente la data della ripresa a ritmo normale delle attività parrocchiali dopo la parentesi estiva e l’inizio ufficiale dell’anno sociale per le varie branchie di A.C.

 Via Silvio Lagustena 33

  010 377 7774

  parrocchia.sanmartinoalbaro@gmail.com

  orario di apertura segreteria:
Lun - ven 9.30 - 12.00 e 16.00 - 19.00

Parrocchia San Martino d'Albaro in Genova
Le fotografie sono realizzate da Mattia Di Stefano
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